L’altra metà del cielo, quella che dà colore

L’idea romanticissima della donna che, con le caratteristiche proprie del suo genere, porta colore nella vita di chi la circonda, mi offre lo spunto per parlare di qualcosa di tanto affascinante quanto concreto e pratico: la manualità e la continua ricerca dell’eccellenza nell’artigianato artistico de La Scarabattola di Napoli, il tutto raccontato attraverso il lavoro della parte femminile del gruppo, quella che, come vedremo, “dà colore”.

La bottega d’arte La Scarabattola, dedita soprattutto alla manifattura di figure presepiali, nasce nel 1996 dall’impegno e dalle idee dei fratelli Salvatore, Emanuele e Raffaele Scuotto a cui, negli anni, si sono aggiunti vari collaboratori. Tra questi ci sono le sorelle e le mogli che, come accennato, saranno le protagoniste del mio breve viaggio nel dietro le quinte dell’atelier, che vi farà scoprire il lavoro delle quote rosa di questo collettivo.

Nel laboratorio tutto inizia nella quasi assenza di colore, quando gli scultori Emanuele e Salvatore (insieme ai collaboratori Sergio e Andrea) danno forma alla grigia argilla, per poi finire in un tripudio di sfumature, sete e ricami nelle mani e tra le parole di Raffaele che, nel negozio, tra storia e tradizione, rende vivi i pastori agli occhi degli esterrefatti curiosi e dei fedelissimi clienti.

È nel mezzo, quindi, che irrompe il colore, protagonista di questa narrazione, affidato interamente al lavoro delle donne, le pittrici e le vestitrici. Colore sul viso, colore sugli abiti, e la grigia argilla prende vita.

Particolare da presepe (2008, Museo Diocesano di Napoli).

Così, l’oggettistica d’autore è affidata ad Annamaria: grazie a lei i cornicelli e i busti acquistano un volto e il bianco e il nero trasformano un cappello e una maschera nell’iconico fermacarte con le sembianze di Pulcinella.

L’oggettistica d’autore affidata ad Annamaria Palumbo.

L’incarnato delicato delle Madonne, le gote rosate degli angeli e dei puttini, i riccioli che sembrano mossi dal vento delle danzatrici sono, invece, la firma di Nicoletta: la moltitudine di figure che affolla il nostro presepe si anima sul suo banco di lavoro dove teste, mani e piedi dei diversi personaggi si accalcano tra pennelli di varie misure e colori che assumeranno mille sfumature.

I colori di Nicoletta Itto.

Per un po’ di tempo, diversi anni fa, accanto al suo banco c’era il mio che, da apprendista pittrice, imparavo da lei un mestiere appassionante ma a me completamente sconosciuto. Così, da allora, il mio contributo alla nascita di questa umanità in miniatura è nel tocco di colore che do ai Pulcinella dalle molteplici espressioni, ai monacielli che ammiccano nei loro abiti da scugnizzi e ai tanti animali che popolano le scene dei nostri presepi. Questo lavoro di pura manualità lo affianco a quello di alter ego di Raffaele: in negozio, quando lui non c’è, ci sono io a descrivere, narrare, far incuriosire chi si avvicina al nostro mondo, in quella che, nel mio articolo di presentazione, ho definito la mia personale e coinvolgente palestra del racconto (mi presento).

Sul mio banco di lavoro.

Tornando ai manufatti, dopo la pittura l’opera non è ancora completa perché una testa, due mani e due piedi non fanno certo un pastore: occorre che i vari componenti abbiano un corpo, e anche ben vestito. Il tocco finale è affidato all’abilità di Anna e Susy, le nostre vestitrici. Colorare la stoffa, tagliare e cucire in dimensioni lillipuziane, applicare preziose passamanerie, ricamare minuscoli arabeschi sono il loro pane quotidiano. Solo alla fine di questo lungo e paziente lavoro il personaggio può entrare in scena: popolane e re Magi, Madonne e angeli sono pronti a raccontare il più grande mistero dell’umanità nei loro abiti ispirati alla Napoli del Settecento.

Reparto sartoria, il regno di Anna e Susy Scuotto.

E il cerchio si chiude: dalla grigia argilla allo splendore della terracotta dipinta e della seta colorata, passando di mano in mano, il lavoro si completa e, quasi senza rendersene conto, ci si assume l’onere e l’onore di portare avanti una tradizione antica, rinnovata ogni giorno attraverso lo sguardo moderno e la smodata passione di chi modella, chi dipinge, chi veste, chi vende.

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