LA CITTÀ DELLA cometa

Una cascata di case (ph. Marino Lamolinara)

Penna a sfera approda sulla carta stampata!

Dal numero di giugno e fino a dicembre, lo storico mensile morconese LA CITTADELLA ospiterà questa rubrica, LA CITTÀ DELLA cometa, in cui parlerò delle tante similitudini tra il presepe napoletano e Morcone, il borgo nel beneventano dove sono nata e cresciuta.

Cari lettori non morconesi, in questo primo articolo troverete nomi di luoghi a voi sconosciuti ma, se avrete voglia e un pizzico di pazienza, li scoprirete articolo dopo articolo e sono certa che ve ne innamorerete.

Per accompagnare il mio racconto ho scelto lo sguardo appassionato di Marino Lamolinara, un morconese doc innamorato del suo paese e dei luoghi che vive e immortala ogni giorno: io lo ringrazio ora per la sua disponibilità, voi lo ringrazierete mese per mese per le suggestioni che vi saprà regalare.

Il viaggio inizia, buona lettura!


Morcone (ph. Marino Lamolinara)

“Il presepio non è altro che la traduzione in dialetto napoletano della pagina più sublime del Vangelo”, diceva Michele Cuciniello, architetto ed eclettico collezionista partenopeo che, verso la fine dell’Ottocento, donò al Museo di San Martino di Napoli il presepe più celebre della città, ancora oggi tappa irrinunciabile di tutti gli appassionati di quest’arte antica.

Se si tende bene l’orecchio, però, si sente con chiarezza che il presepe parla anche un altro dialetto, quello morconese: la sua voce risuona chiara nella cascata di case aggrappata al monte Mucre, tra i ruderi del castello che sovrastano la Prece, nello scorrere tortuoso del torrente San Marco e in tanti altri elementi caratteristici del nostro borgo che, messi insieme, potrebbero costituire la scenografia perfetta per il migliore dei presepi napoletani. Del resto, come ben sappiamo, questi sono anche l’ambientazione più adatta alla rappresentazione del nostro presepe vivente che, ai primi di gennaio di ogni anno, accoglie migliaia di visitatori incantati nel percorrere le stradine dove si affacciano le botteghe artigiane, gli ambienti familiari e i chiassosi mercati animati dai tanti figuranti. E che, quindi, non potrebbe che chiamarsi “Il presepe nel presepe”.

Le tante similitudini tra il presepe napoletano e Morcone saranno al centro di questa rubrica che tra sacro e profano, popolare e colto, storia e leggenda, ci accompagnerà fino alla fine dell’anno in un viaggio in cui i racconti, i luoghi e i personaggi tradizionali del presepe si intrecceranno con quelli del nostro paese. Non sarà difficile individuarli, è tutto davanti ai nostri occhi, basta solo aguzzare la vista e usare un poco di immaginazione.

Provate a pensare a Benino, il pastorello dormiente che, come in una visione, sogna il presepe e così gli dà vita: se si fosse trovato a Morcone durante la Notte Santa, lo avremmo incontrato in un giaciglio in cima alla Prece, da dove avrebbe visto scendere le fiaccole di decine di pastori accorsi per adorare il Dio Bambino nato proprio laggiù, nella capanna ricostruita nel Parulo. Si sarebbe girato verso il Castello che ospitò la regina Margherita di Durazzo e vi avrebbe intravisto Erode ordinare la Strage degli Innocenti, e forse sarebbe rabbrividito al pensiero della tragedia imminente.

Se la nostra antica Mucrone fosse un presepe napoletano, nei pressi del Ponte della Vedova, la notte della Vigilia di Natale potremmo incontrare un’altra donna infelice, tale Mafalda Cicinelli, principessa dal triste destino, intenta a piangere un amore spazzato via da una morte violenta. La sventurata non sarebbe nemmeno sola perché, sul finire della notte, scorgeremmo pure 12 monaci incappucciati che camminano sul ponte, con il pollice infuocato, diretti chissà dove.

I ruderi del Castello (ph. Marino Lamolinara)

Nei prossimi mesi sveleremo storie e significati di questi e altri personaggi e luoghi, anche con l’aiuto di immagini e musica che i lettori più curiosi avranno a disposizione in modalità multimediale.

Se potrà sembrare strano parlare di presepe in piena estate, dobbiamo pensare che, in fondo, la rappresentazione della nascita di Gesù non è altro che il racconto dei vizi e delle virtù dell’uomo, narrato attraverso simboli e significati spesso poco conosciuti ma che hanno il grandissimo merito di renderlo sempre attuale.

E se il presepe ha attraversato indenne diversi secoli, non corre certo il pericolo di risultare fuori stagione!

(da LA CITTADELLA, giugno 2020)

(continua)

6 Risposte a “LA CITTÀ DELLA cometa”

  1. Interessante quello che hai scritto anche perché da una vita sto “dentro” al presepe e mi ritrovo in pieno con luoghi e personaggi.
    Sicuramente anche chi non ha mai visitato il Presepe di Morcone leggendoti riuscirà a farsene un’idea e sarà invogliato ad essere spettatore/attore di questo evento che si ripete ormai da 35 anni.

  2. Complimenti per la narrazione , rende tutto magico e suggestivo, da non pensare che non lo sia ovviamente!
    Da non morconese, la scrittura lascia pensare ad un posto tranquillo, una fortezza fatta di luoghi magici e mura presepiali .
    Come dicevo poc’ anzi , da napoletano posso fare riferimento al PETRAIO, luogo rinchiuso nella collina del vomero a napoli, che a mio parere potrebbe rappresentare una scena presepiale .
    Sicuramente dopo la tua descrizione e le foto che riprendono questi meravigliosi scorci una visita andrà fatta!

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