ICONS. Pau e il suo kaos creativo di scorta

Dal 28 aprile al 4 giugno – OFF Gallery, Napoli.

ICONS. Pau e il suo kaos creativo di scorta _ personale, OFF Gallery Napoli, 2023. Pau e Alba la Marra, autrice del testo critico
Opening ICONS.Pau e il suo kaos creativo di scorta – ph. V. Iannou

Le mie parole offerte a chi, da sempre, le mescola alle note per insegnarci a sognare.

E che ora, con il suo kaos creativo di scorta, ha stregato la città che l’ha stregato.

Buona lettura!


ICONS

Pau e il suo caos creativo di scorta

Napoli, Rione Sanità.
Notte Bianca dell’Epifania: vicoli e piazze stracolme di gente, un’esplosione di musica e vita, incontenibile dopo troppo tempo di chiusure forzate. Un tuffo tra la folla, un salto sul palco – che è sempre un richiamo fortissimo, specialmente quando ad invitarti a salire sono amici di vecchia data come i 99 Posse – e poi: “quanto cuore, quanta anima!”
La città, in una tiepida sera d’inverno, strega Paolo Bruni aka Pau, frontman dei Negrita.

Napoli, centro storico.
Galleria d’arte contemporanea incastonata tra piazza San Domenico e Cappella Sansevero, affacciata sulla piccola arteria che, stretta tra i decumani del cuore antico della città, scoppia di gente e brilla di bellezza antica, ma non solo. Dalle vetrine si intravedono un Vesuvio dai colori decisi, un Topolino inusuale e al contempo familiare, una Madonna laica, bellissima sovrana dalle labbra scarlatte: una sintesi pop della città, che colpisce per vigore espressivo e forza comunicativa.
È Pau, stavolta, che strega Napoli, raccontando la città alla città: ovviamente alla sua maniera, attingendo da un kaos creativo di scorta che ha tirato fuori, giocoforza, durante la pandemia, quel periodo complicatissimo in cui il palco gli si è ridotto alle dimensioni di una tela dove ha riversato tutto ciò che non poteva esprimere altrove e altrimenti: le parole e le note, che da sempre abitavano lo spazio vuoto del suo foglio bianco, all’improvviso latitavano. L’assordante silenzio che si percepiva oltre le mura di casa gli era entrato dentro, prepotente quanto inaspettato.
È così che il disegno – da cui Pau ha iniziato, per poi dedicarsi a qualsiasi altra tecnica lo incuriosisse, in un momento vissuto tra passione e ossessione, è diventato “un’urgenza creativa” che il nostro artista non ha più abbandonato, continuando ad alimentarla fino a farne un percorso in costante evoluzione ed in perfetta armonia con l’altro suo kaos creativo: quello che, da più di venticinque anni, fa rima con Negrita.

Icons. Pau e il suo kaos creativo di scorta - Vesuvius
OFF Gallery – ICONS. Pau e il suo caos creativo di scorta, 2023 (ph. V. Iannou)

Le opere di ICONS, evidentemente collocabili tra street art e pop art, hanno la stessa forza travolgente della musica del loro autore. A questo mondo appartengono molti dei personaggi rappresentati: Pau, infatti, a Napoli porta le icone contemporanee prese dal suo personale pantheon pop rock: da Cash ai Gallagher, da Lennon a Nostra Signora della musica italiana Mina, passando per Dylan, Flea e Joe Strummer. E aggiunge anche un autoritratto: in quel suo santuario fatto di musica lui ci sta alla grande, da una vita. Sfrontato, deciso, di una sincerità disarmante che rende vivo e vero tutto ciò che canta, da sempre, e che disegna, dipinge, colora da un po’ di tempo a questa parte.

Non manca un’arguta critica sociale: riconoscete quel giustiziere mascherato? Non parla spagnolo, non usa la spada per incidere la sua iniziale sulle vesti dei nemici, piuttosto la traccia, rossa di sangue, sui suoi strumenti di guerra. E no, il suo nome non inizia per Z…
Rihanna, invece, ritratta alla maniera della statua americana più famosa al mondo, diventa effigie della libertà negata: dalla disuguaglianza, dal razzismo, dall’ipocrisia della grande democrazia d’oltreoceano che lo è davvero per molti ma non per tutti. La pelle nera te la puoi permettere solo se sei una star ricca, famosa e potente, altrimenti puoi morire soffocato senza alcun motivo e divenire, tuo malgrado, simbolo di resistenza e lotta. Sì, pensiamo tutti a George Floyd.


Dal suo kaos creativo viene fuori anche una sintesi pop della città, dicevamo.

Il suo Vesuvius ci riporta immediatamente al Museo di Capodimonte, dove è esposto quello, celeberrimo, di Andy Warhol: è il simbolo per eccellenza di Napoli – città di lava, di sangue, di passione che infiamma e incatena – che non lascia indifferente chi ne coglie la potenza e lo immortala a propria volta, con tratto grafico e colori brillanti: primari, sottolineerei, non a caso. La città è tutta racchiusa in quell’emblema vivo e mortale, ammirato e temuto, che rappresenta il fuoco che il suo popolo si porta dentro come qualcosa di ancestrale, di originario, di primario, appunto.
Il Minimal Mouse Napoli è l’arcinoto topo antropomorfo che Pau ha ridotto ai minimi termini pur lasciandolo riconoscibilissimo, per poi aggiungere un elemento assolutamente significante: l’iconico azzurro Napoli. Se Topolino è nato aggiungendo, volta per volta, i vari dettagli con cui lo conosciamo oggi, Pau ha fatto l’esatto opposto, procedendo per sottrazione, fino ad ottenere il sunto perfetto di un’icona che, anche così, riconoscerebbe perfino un bambino.
La sua famosa Santa Suerte, poi, questa città ce l’ha nel sangue, con il suo magnetico sincretismo tra sacro e profano: la patria della sirena Partenope e della bella ‘mbriana, dove si prega col rosario in mano e il cornicello in tasca, accoglie anche questa Dea Bendata che, dice l’artista, è “una santa pagana che ho eletto addirittura a Regina come si usa, nell’iconografia cattolica, con alcune Madonne”.


Le opere scelte per ICONS sono realizzate su tela, su carta, su tavola, in alcuni casi anche
utilizzando il linocut: quando si chiede a Pau quale tecnica e quale supporto utilizzi, l’elenco pare non finire mai. Affamato di conoscenza e bruciante di curiosità, non si pone limiti e si lascia trasportare da una sorta di bulimica voglia di sperimentare e comunicare. Lo fa perché gli piace, perché non ha vincoli, perché segue solo il proprio istinto. Lo fa perché non potrebbe farne a meno, e un po’ anche per non annegare in un mare di noia.


La sua arte è dirompente, cristallina, non si perde in vani concettualismi ed arriva dritta al punto, come il rock: l’immediatezza della sua musica è l’immediatezza delle sue opere ed il pubblico l’ha capito subito. Non c’è un Pau rocker e un Paolo Bruni artista visivo: c’è lui e la sua creatività, che si esprime in parole e note e linee e colori. C’è un artista e il suo kaos creativo che non è affatto confusione quanto, piuttosto, ricerca continua di qualcosa che, forse, non arriverà mai perché sta sempre un passo più in là.
E allora non resta che rincorrerlo in tutti i modi, ciò che si cerca, godendosi il percorso e tutte le sue tappe, anche le più inaspettate.

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